Borgo Baccile

La storia di Borgo Baccile by Vini Fantini si perde nel tempo. Mio padre Valentino mi raccontava che le case erano state costruite dai nostri avi sul finire del ‘700. Lui nacque in quella che oggi è la Vecchia Cantina. Da che ho ricordi, le case sono sempre state disposte così, come un borgo, e ruotavano attorno alla piazzetta in cui ogni sera era una festa: tutti i contadini della zona, di ritorno dalle campagne, si riunivano lì ed erano suoni, canti e balli. Era magico. Da bambina assistevo dalla finestra, sognando il giorno in cui, giovincella, anch’io sarei potuta scendere in piazza a ballare. Ma in quello che doveva essere il fiore dei miei anni è scoppiata la guerra. Lungo la nostra contrada correva il fronte: i tedeschi provavano a resistere all’avanzare degli inglesi. Erano tempi duri, bui: tutta la magia cui avevo assistito dalla finestra era svanita, lasciando il posto ai colpi dei fucili, alle grida dei feriti. Rispetto a tanti altri, però, eravamo fortunati: avevamo l’acqua, la corrente elettrica. All’imbrunire, a turno, correvamo a coprire i lampioni con i sacchetti per evitare di divenire facile bersaglio dei bombardamenti aerei. Un giorno ci hanno imposto di andar via, lo ricordo bene. Corsi a prendere i pendenti di un antico lampadario fatto di pietre colorate che era nella stanza in cui si sposò la nonna Felicetta. Avevo sempre sognato di farci una collana. Ma mia madre mi rimproverò: dovevo pensare al cibo e non alle collane. Ero solo una bambina! Quando siamo tornati tutto era come prima, ma niente era uguale. Con fatica abbiamo ricostruito ogni cosa: ricordo ancora il peso delle pietre portate sulla testa per ricostruire le case. Con fatica abbiamo ricostruito anche la voglia di far festa. Nel giro di qualche anno erano di nuovo canti, suoni e balli, e questa volta c’ero anch’io! Mio padre, Valentino, è tornato a prendersi cura del vigneto. Comprò un asino, Rosina, che divenne la sua più valida aiutante, in particolare nella raccolta delle uve e del trasporto in cantina. Che passione per le vigne che aveva mio padre, era un mastro nel fare il vino! Oggi quella passione la porta avanti mio figlio Valentino, il quale la racconta al mondo intero con il Gruppo Fantini. Ma questo posto, che dagli anni 90 in poi è stato dimenticato, deve la sua nuova vita a mio nipote, Domenico: è a lui che devo dire grazie se, a distanza di 70 anni, il borgo è tornato a risplendere e la piazzetta a brulicare di persone in festa!

I racconti di nonna Rita